Cosa bisogna sapere, cosa possiamo fare…
Quello che segue è un documento sul rapporto tra alimentazione e prevenzione dei tumori, che ho scritto lo scorso anno e che distribuisco ai miei pazienti come memorandum e informazione sulle cause della malattia e i possibili punti di attenzione.
Potete richiederne una copia in formato pdf scrivendomi all’indirizzo: nutrizione.lab@gmail.com
CENNI STORICI
Il primo documento storico relativo a un tumore è quello riferito a un carcinoma mammario e risale ad Ippocrate (460–377 a.C.). Tuttavia, masse cancerose maligne (tumori maligni) sono state ritrovate in alcune mummie egiziane risalenti a ben 5000 anni fa.
Utilizzando il termine greco “karkinos”, che significa cancro, Ippocrate descriveva l’aspetto morfologico visivo delle masse cellulari che aveva individuato.
La traslazione latina di “karkinos” è “cancro”, e questo termine fu usato per la prima volta da Galeno (199 a.C.).
STUDI
Il tumore è una malattia in evoluzione.
Dall’inizio del secolo scorso il rischio di ammalarsi di tumore al seno, ad esempio, è molto aumentato, anche se oggi il 70% delle donne colpite guarisce grazie alle nuove cure (a differenza di quanto accade nel caso di altri tumori più maligni).
Statistiche recenti hanno registrato che gli abitanti delle regioni meridionali, che un tempo consumavano una dieta povera basata su vegetali, con poche proteine e grassi animali, si ammalavano meno di tumori rispetto agli abitanti del Nord Italia.
Oggi, il generale adeguamento agli standard alimentari patogeni del ricco Nord ha invertito questa tendenza, e il dato fa sì che ci si domandi se non siano proprio lo stile di vita o l’alimentazione a incidere significativamente su questa tendenza.
Si tenga presente, inoltre, che dagli anni Settanta ad oggi la spesa destinata all’alimentazione è diminuita del 50%, mentre è aumentata della stessa percentuale quella medica e farmacologica.
Oggi conosciamo l’importanza della diagnosi precoce per i tumori in generale.
Nel caso del tumore al seno la presenza dei geni mutati brca1 e brca2 non comporta con sicurezza l’insorgere della malattia. Segnali più importanti sono invece menarca in età precoce, menopausa in eta avanzata, alti livelli di ormoni femminili nel sangue, elevati livelli di colesterolo endogeno (ldl).
Ogni tumore trae origine da una sola cellula che, a causa di sollecitazioni esterne o interne ripetute, accumula una serie di danni al suo sistema informativo (dna), che ne consente la proliferazione incontrollabile. La cellula tumorale è un seme che cresce e si riproduce:
- se trova nel nostro corpo il terreno adatto e le sostanze necessarie per nutrirsi e stimolarne la crescita (fattori di crescita);
- se è in grado di indurre la formazione di vasi sanguigni che le portino nutrimento (angiogenesi);
- se trova terreno fertile per promuovere i processi infiammatori necessari all’espandersi della massa tumorale;
- se le nostre difese immunitarie sono deboli.
Il dna contiene l’informazione necessaria allo svolgimento di specifici programmi cellulari: di crescita, morfologici, di specificazione e di morte; in tal senso può essere considerato il software degli organismi viventi.
Le mutazioni a carico del dna, che danno quale esito finale il cancro, distruggono l’ordine di tali processi, attraverso la distruzione dei meccanismi di controllo.
Il termine cancerogenesi descrive il processo attraverso il quale una cellula o un clone di cellule divengono una neoplasia maligna. È universalmente accettata l’ipotesi secondo la quale la cancerogenesi non è un processo a un solo stadio, ma un complesso fenomeno multifasico in cui si riconoscono almeno tre tappe di sviluppo: iniziazione, promozione e progressione.
Per quanto riguarda il cibo, la presenza di un agente carcinogeno ha in sé un potere limitato, ma la sua assunzione ripetuta può risultare un’abitudine rischiosa in termini di avanzamento del processo.
Un’ alimentazione abitualmente ipercalorica con cibi e iperlipidica può modificare i livelli ormonali nel sangue, e favorire la crescita di alcuni tumori ormono responsivi come quelli della mammella, dell’utero, della prostata.
La presenza nella dieta di fattori protettivi, come quantità generose di antiossidanti, riduce invece il rischio ossidativo da radicali e protegge da danni mutageni sul dna (induzione tumorale).
Il fondo mondiale della ricerca sul cancro e la IARC, dopo una revisione di tutti gli studi scientifici effettuati in 150 centri di ricerca, ha prodotto un volume dove sono elencate le seguenti raccomandazioni:
Regole d’oro:
mantenersi snelli per tutta la vita
Mangiare lentamente ed evitare i fuori pasto, le gomme da masticare e tutto ciò che stimola l’apparato gastro intestinale.
mantenersi attivi tutti i giorni
Una camminata di 30/40 minuti al giorno a ritmo sostenuto senza pause è sufficiente. L’attività fisica riduce i livelli circolanti degli estrogeni e degli androgeni, fattori di rischio per i tumori alla mammella ed inoltre riduce il grasso addominale correlato ai tumori dell’apparato genitourinario e del colon.
limitare gli alimenti ad alta densità calorica e le bevande zuccherate
L’obiettivo è quello di ridurre i livelli di insulina nel sangue. Alimenti ad alto carico glicemico fanno alzare rapidamente la glicemia e il glucosio è il principale nutrimento per le cellule tumorali.
Assumendolo si alzano velocemente i livelli di insulina nel sangue e questa, liberata in grandi quantità, promuove la formazione dell’IGF1(fattore di crescita) e di testosterone, fattori di rischio per il tumore alla mammella.
L’insulina inoltre stimola l’attività della delta 5 desaturasi e promuove la formazione di acido arachidonico e PGE2 infiammatorie. Chi ha la glicemia alta e accumula grasso sulla pancia si ammala più facilmente di di tumori alla mammella, all’intestino, all’endometrio e al pancreas.
Vi sono tuttavia alimenti che pur non avendo un alto IG stimolano direttamente la produzione di insulina, come il latte ed il saccarosio.
Un eccesso di grassi animali e latticini rende le membrane cellulari più rigide creando insulino resistenza, con aumento del glucosio nel sangue, degli ormoni sessuali, di IGF1, di diabete di tipo 2 e infine di tumori.
Gli alcolici e i succhi di frutta hanno sempre zuccheri aggiunti, mentre le merendine contengono zuccheri e grassi che aumentano l’insulino resistenza.
Il grasso addominale è un indice di rischio tumorale: nella donna una circonferenza vita di 88 cm è già un indice di iperinsulinemia. Aumenta in questi casi il rischio di cancro al colon, apparato urogenitale, alla mammella. Il grasso assunto in eccesso si accumula nelle cellule adipose e la conseguenza è un aumento dell’aromatasi, l’enzima che catalizza la conversione di androgeni in estrogeni; gli estrogeni in eccesso sono una delle cause dell’incremento di sviluppo del tumore al seno.
Secondo uno studio del tedesco J.F. Coy, la cellula tumorale può produrre energia anche in assenza di ossigeno, attraverso un processo di fermentazione. Seguendo la via dei pentoso fosfati, per mezzo dell’enzima THTL1 si produce acido lattico. Questo è in grado di bloccare l’offensiva delle cellule NK (killer naturali), ostacolando così il lavoro del sistema immunitario. Il ph estremamente acido che si produce (ph2) circonda la cellula tumorale come uno scudo di protezione e comincia a danneggiare le cellule sane vicine, promuovendo la diffusione del tumore. L’acido lattico prodotto delle cellule neoplastiche è in grado di degradare anche il tessuto osseo. Inoltre, le cellule tumorali diventano resistenti ai radicali liberi e alle terapie come la radioterapia. La fermentazione avviene solo in presenza di grandi quantità di zuccheri e in assenza di ossigeno.
A livello intestinale, l’eccesso di zuccheri e lieviti provoca la diminuzione dei batteri intestinali amici, provocando lo sviluppo di lieviti come la candida; c’e una crescente evidenza che l’acidita extracellulare fa aumentare l’invasivita e la capacita metastatica delle cellule tumorali. Inoltre questa acidita rende tali cellule relativamente resistenti ai farmaci chemioterapici e può impedire il rigetto immunitario. Studi hanno evidenziato che aumentando il ph extracellulare da acido ad alcalino si e stati in grado di migliorare l’efficacia terapeutica associata a una riduzione del processo metastatico e a una miglior risposta ad alcuni agenti citotossici.
Si capisce quindi come attraverso il controllo glicemico possiamo intervenire su questi delicati meccanismi.
aumentare il consumo di frutta e verdura e semi oleosi
Sono alimenti a basso carico glicemico, ricchi di sostanze antiossidanti e protettive.
limitare il consumo di carni rosse e conservate
La dieta svolge un ruolo fondamentale sui livelli di infiammazione dei nostri tessuti. Le carni e i latticini in particolare di mucca oggi, a causa dei mangimi di pessima qualità che vengono somministrati agli animali, hanno elevati contenuti di omega 6 e acido arachidonico. Questi grassi attivano i processi infiammatori con conseguente produzione di citochine infiammatorie, che stimolano la proliferazione cellulare e possono promuovere la crescita tumorale. Malattie infiammatorie croniche predispongono allo sviluppo del cancro.
meno rosso, non troppo bianco, molto verde
La carne accresce i livelli ematici di IGF1, fattori che promuovono lo sviluppo dei tumori (mammella, intestino, prostata, ovaia).
Lo studio The Chyna Study di C. Campbell mette in evidenza come anche un’alimentazione troppo proteica possa generare tumori, e indica una quantità massima di proteine nella dieta giornaliera pari al 10%.
Inoltre l’autore evidenzia come i latticini, acidificando il sangue, provochino spesso decalcificazione e che la caseina che contengono aumenta la produzione di IGF1. La caseina si trova in notevoli quantità nel latte scremato e nei formaggi e la sua assunzione sembra correlata in particolare ai tumori al seno e alla prostata. Campbell promuove la supplementazione di vitamina D, che ha un’azione protettiva per le ossa e aumenta le difese immunitarie (15 minuti di esposizione al sole attivano la vitamina D).
Un altro fattore di rischio è l’alto livello nel sangue di androgeni ed estrogeni associati a IGF1 e a bassi livelli di SHBG (che tiene legati a sé gli ormoni sessuali). Quest’ultima, se prodotta in quantità insufficiente, determina una crescita degli ormoni liberi e attivi nel sangue. Questi ormoni sono i maggiori responsabili dell’aumentato rischio di carcinoma mammario. Una dieta iperproteica, ricca di proteine animali e latticini, induce alti livelli di IGF1.
I salumi e gli insaccati sono ricchi di nitrati e nitriti e producono nitrosamine ad effetto cancerogeno.
A differenza di una volta, i bovini vengono oggi alimentati con mangimi arricchiti di grassi liquidi, supplementi proteici, vitamine e ormoni sintetici, antibiotici, soia transgenica e derivati del mais.
Il famoso oncologo francese Khayat, che promuove il consumo di latticini e carne rossa come di alimenti che apportano benefici alla salute, fa riferimento, nei suoi studi, ad animali allevati a terra come una volta, che si muovono e producono carni meno ricche di grassi saturi, ad alto contenuto di omega 3.
limitare il consumo di bevande alcoliche e fumo
Uno studio EPIC ha verificato che gli alcolici aumentano la produzione di estrogeni e progesterone nel sangue, determinando un aumento del rischio di tumore, associato anche all’aumento di insulina.
Si stima che il tabacco sia il responsabile del 30% dei tumori. Anche il fumo passivo è in grado di raddoppiare il rischio di tumore polmonare.
Gli endocrine disruptors (disturbatori o interferenti endocrini) sono molecole ormono mimetiche (contenuti anche nella plastica) in grado di interferire, anche in dosi molto basse, con funzioni delicatissime come quelle ormonali, immunitarie e metaboliche. Tali effetti si manifestano spesso tardivamente, anche dopo molti anni dall’assunzione. Si è di recente dimostrato che l’esposizione a DDT è correlata a un aumento di rischio del cancro al seno, se avvenuta in eta pre-pupebre.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale ha dimostrato, in una recente indagine, che il 36% dei campioni di acqua analizzati nel nostro Paese è contaminato da pesticidi in quantità superiore ai limiti di legge, identificandovi anche sostanze vietate da molto tempo, come l’atrazina. Queste sostanze sono in relazione con vari tumori: cerebrali, all mammella, al pancreas, al testicolo, al polmone, oltre che leucemie e linfomi.
Una recente ricerca fatta a New York dimostra che una dieta ricca di antiossidanti vegetali e povera di grassi e proteine animali ha un effetto protettivo sui danni che queste sostanze producono sul DNA.
Dal 1995 l’Unità di Epidemiologia Preventiva dell’Istituto Tumori di Milano sta studiando le relazioni esistenti tra alimentazione e cancro alla mammella, attraverso un progetto chiamato DIANA (dieta e androgeni).
Lo studio ha coinvolto centinaia di donne prima e dopo la menopausa, sane o malate, che si sono offerte volontarie per stabilire se attraverso il cibo fosse possibile ridurre i fattori di rischio correlati allo sviluppo del tumore al seno.
Questi studi hanno dimostrato che modificando le abitudini alimentari è possibile ridurre i fattori di rischio associati al tumore alla mammella, mentre con la seconda sperimentazione DIANA si è ottenuta una diminuzione del rischio delle recidive.
LA MENTE ANTICANCRO
Le cellule del corpo umano si rigenerano in continuazione a diverse velocità: quelle della mucosa gastrica ogni 7 giorni, mentre quelle del fegato si rinnovano di continuo.
Le cellule del rene e del sistema nervoso sono quelle che hanno più lunga durata.
Il fenomeno della morte cellulare programmata si chiama apoptosi.
La cellula del cancro elude l’apoptosi, divenendo così una cellula che si riproduce velocemente e non muore più. Inoltre, da cellula differenziata di un tessuto o organo, diviene indifferenziata (e sappiamo che più lo è piu il tumore è maligno).
Ho cosi immaginato questa cellula come un individuo che perde la sua specificità, la sua socialità, si scollega e diviene immortale. Ho rivisto alcune persone che conosco, che hanno contratto la malattia, come cellule che avevano perso la connessione, ma sopratutto la capacità di avere uno scopo sociale.
Lo psichiatra David Servan Schreiber, anche lui colpito da tumore e poi guarito, afferma che ci vogliono anni perché la cellula anomala divenga tumore: radiazioni, tossine, agenti cancerogeni, mentre non è stato ancora individuato un chiaro fattore psicologico scatenante.
Alcuni studi stanno indagando su questo tema. Secondo una ricerca californiana, sembrerebbe che le personalità aggressiva e impaziente siano più soggette a cardiopatie, mentre le personalità più depressive, insicure e abituate a reprimere le proprie emozioni siano più a rischio di tumori.
Attraverso gli studi della PNEI sappiamo oggi che elevati livelli di stress, con abnorme produzione di noradrenalina e cortisolo, agiscono inibendo il sistema immunitario, che rappresenta la nostra principale difesa contro il cancro. Questi ormoni bloccano la risposta delle cellule NK, che invece di attaccare virus e cellule cancerose in proliferazione rimangono passivamente attaccate ai vasi.
Sappiamo che nella depressione, e nella perdita di voglia di vivere in generale, i livelli delle cellule NK e di linfociti B e T subiscono un grosso calo di attività.
Gli innumerevoli studi fatti sulle relazioni e le influenze tra sistema nervoso e sistema immunitario ci consentono di trovare delle utilissime tecniche che permettono di ricongiungerci con la nostra forza vitale.
LA MEDITAZIONE
Il sistema immunitario ha due possibili risposte alle cellule neoplastiche: la prima è la risposta immunitaria di tipo TH2, inefficiente, che anzi incrementa lo sviluppo del tumore; l’altra, di tipo TH1, è invece in grado di sradicare le cellule maligne.
Lo stress, con il conseguente aumento di cortisolo nel sangue, causa una soppressione del TH1 e un attivazione del TH2, inducendo una progressione del tumore.
Gli studi dello Stanford Cancer Center confermano che donne che hanno imparato a meditare hanno livelli di cortisolo significativamente più bassi, alti livelli nel sangue di interferone gamma, ridotti livelli di interleuchine infiammatorie, proprio tramite l’attivazione del circuito TH1.
In caso di tumore si è riscontrata spesso anche un’alterazione del ciclo del sonno.
Conosciamo le ricerche e le proposte di alcuni studiosi occidentali, come J.K. Zinn, che insegnano a gestire la “mente scimmia” e a indurre stati di profondo rilassamento, favorendo l’attivazione dell’emisfero destro del cervello e delle onde delta, che stimolano e ci aiutano ad armonizzare la forze di guarigione interne dell’organismo.
Le tecniche di respirazione, la terapia del pensiero positivo, la preghiera, l’hata yoga, il qigong e il tai chi, il metodo della coerenza cardiaca, una moderata ma costante attività fisica, portano a un rafforzamento del sistema immunitario (aumento dell’attivita delle cellule NK, riduzione delle citochine infiammatorie, aumento dell’interleuchina 10 antiinfiammatoria), con una riduzione dell’infiammazione e un miglior controllo del tasso di zuccheri nel sangue.
Anche l’ascolto di un certo tipo di musica può influenzare l’attività analitica del cervello sinistro, attenuando il controllo che esso esercita, durante le ore di veglia, sull’emisfero destro. Bastano 30 minuti di ascolto di musica classica a determinare la liberazione di endorfine, l’incremento della concentrazione salivare di IGA, l’attenuazione dell’iperfunzione del sistema simpatico e dell’ipersecrezione di cortisolo.
L’oncologo Simonton dimostrò come le tecniche di visualizzazione possano avere effetti positivi anche sugli organi: il paziente in stato di rilassamento profondo è in grado di visualizzare la propria malattia, la cura che può distruggerla, e soprattutto le difese naturali che lo aiutino a ristabilirsi.
Specialmente nella lotta ai tumori di dimensioni minori (in un cm di massa tumorale c’e già una popolazione di 1 miliardo di cellule) l’attivazione del sistema immunitario è molto importante e le tecniche di visualizzazione dei coniugi Simonton si sono mostrate molto efficaci nella riattivazione del guaritore interno, con straordinari casi di remissione.
IL CORPO ANTICANCRO
Il laboratorio francese INSERM, nel 2006, ha dimostrato che il rischio di tumore al seno era considerevolmente minore in donne fisicamente più attive rispetto alla media, anche in presenza di fattori di rischio.
L’attività fisica modifica profondamente l’equilibrio ormonale, riducendo l’eccesso di estrogeni e testosterone, abbassando nel sangue il livello di zuccheri, insulina e IGF1.
Come la meditazione, inoltre, il movimento provoca un calo di citochine infiammatorie. Riduce infine il tessuto adiposo addominale, centro di stoccaggio di tossine cancerogene.
Gli studi parlano di 3/5 ore a settimana di attività fisica a ritmo sostenuto, ma non occorre tanto che sia abbondante o troppo intensa, quanto regolare (solo nel caso tumore al colon sembra più importante la durata dello sforzo, almeno un’ora, rispetto alla frequenza settimanale).
Studi condotti sul cancro al seno dimostrano che 30/40 minuti di camminata a ritmo sostenuto, senza pause e praticata tutti i giorni, determina già una potente prevenzione, anche perché esponendoci al sole attiviamo la vitamina D che ha un azione protettiva sui tumori.
TERAPIA NUTRIZIONALE
La nutrizione lavora sul potenziamento delle difese immunitarie, prediligendo l’uso di cibi antiossidanti (frutta e verdura), aglio, ecc.
La dieta lavora inoltre sul controllo della glicemia, promuove un’alimentazione che ha come obiettivo primario la stabilizzazione della glicemia tenendo sotto controllo gli alimenti ad alto carico glicemico.
Analogo discorso riguarda i latticini, di cui spesso le donne sono psicologicamente dipendenti, condizionate anche dai fuorvianti messaggi della televisione, che sostengono questo patologico fabbisogno di calcio. Ma sappiamo oggi che i latticini sono fortemente acidificanti e quindi decalcificano; meglio altri alimenti ricchi di calcio, come mandorle, sesamo, verdure, e alcuni tipi di pesce.
Riduce le proteine animali provenienti dalle carni rosse (ricche di ormoni, ferro eme, grassi saturi e stimolanti fattori di crescita, infiammatori), e da alcune carni bianche (il petto di pollo è ricco di estrogeni).
Riduce i salumi e gli insaccati contenenti nitriti, grassi saturi, infiammatori e sale, consentendo talvolta il consumo di quelli meno grassi (prosciutto crudo e bresaola).
Promuove inoltre l’attenzione ai metodi di cottura e predilige l’uso di olio extravergine d’oliva, in grado di mantenere un alto punto di fumo per la presenza di antiossidanti come la vitamina E, e quindi indicato per le cotture ad alta temperatura.
Consiglia in generale le cotture veloci, cercando così di evitare la formazione di acroleina e altre sostanze tossiche.
Consiglia l’uso di pentole in acciaio inox e vetro, limitando l’uso di materiali antiaderenti.
I lieviti vengono tenuti sotto controllo per l’azione stimolante sul GH, e quella talvolta irritante sull’intestino. Sono consigliati il pane tostato o quello a lievitazione naturale, molto più digeribili.
Promuove gli alimenti a spiccata azione antiinfiammatoria e antitumorale: aglio, cipolla, frutta, con predilezione per quella a basso carico glicemico (pompelmo, limone, frutti di bosco, fragole, nespole, ciliegie, albicocche), verdura (crucifere, verdure a fiore quali fiore di zucca, carciofo, cavolfiore), pomodoro, funghi, camomilla , legumi e spezie come curcuma, zafferano, cannella.
Consumati a pranzo e a cena, questi alimenti permettono di controllare al meglio infiammazione, le tossine e l’acidosi tissutale, che accompagna sempre la genesi tumorale e batterica.
Bibliografia
T. Colin Campbell, T.M. Campbell, The China Study, Macro Edizioni 2011
D. Servan Schreiber, Anticancro, Sperling & Kupfer 2007
D. Khayat, La vera dieta anticancro, Mondadori 2010
M. Bologna, C. Di Stanislao, M. Corradin, C.M. Giovanardi, U. Mazzanti, Dietetica medica, Casa Editrice Ambrosiana 2003
J.F. Coy, M. Franz, I cibi antiossidanti anticancro, Tecniche Nuove 2010
A. Villarini, G. Allegro, Prevenire i tumori mangiando con gusto, Sperling & Kupfer 2010
F. Berrino, Alimentare il benessere, Franco Angeli 2010
M.Pollan, Il dilemma dell’onnivoro, Adelphi 2010
B. Brigo, G. Capano, Prevenire il cancro a tavola, Tecniche Nuove 2008
D. Arcari Morini, Bioterapia nutrizionale applicata, tomi 1 e 2, 2006/2007
D. Arcari Morini, A. D’eugenio, F. Aufiero, Menopausa, Vis Sanatrix Naturae 2002
F. Aufiero, Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti, Eutrophia 2011
D. Gallone, Guarire mangiando e ridendo, Il Caduceo 2007
M. Bizzarri, La mente e il cancro, Frontiera 2006
F. Aufiero, Gestione alimentare della componente chemioterapica nell’ambito della multiterapia Di Bella, in Atti V Convegno di Bioterapia Nutrizionale, maggio 2003
F. Bottaccioli, La mente che cura il cancro, in PNEInews, 03/09
S. Gentilini, Pesticidi, cancro e salute, in PNEInews, 06/10
FILMOgrafia
La storia delle cose, documentario di Annie Leonard (2007)
A Delicate Balance, documentario di Aaron Schelbner (2008)